Tra i vescovi più zelanti e attenti ai bisogni spirituali e materiali dei fedeli della diocesi sabina va sicuramente annoverato il cardinale Andrea Maria Corsini (1776-1795) che fu artefice di una visita pastorale durata quattro anni, i cui atti costituiscono un’opera monumentale, unica ed estremamente accurata, anche grazie alla ricca documentazione allegata. Questi atti furono redatti in duplice copia e sono conservati presso l’Archivio vescovile di Magliano Sabina e presso la Biblioteca Corsiniana di Roma.
Per visita pastorale si intende la visita di un vescovo ai luoghi e alle persone della sua diocesi allo scopo, usando le parole del Concilio di Trento, di «propagare la dottrina sacra e ortodossa estromettendo le eresie, difendere i buoni costumi, correggere quelli cattivi e con esortazioni esortare il popolo alla devozione, alla pazienza e all’innocenza».
Le visite si svolgevano secondo modalità precise: doveva essere condotta personalmente dal vescovo o, in caso di impedimento, da un suo vicario o un visitatore. Veniva preparata con l’annuncio al popolo il quale era invitato alla confessione e alla comunione sacramentale. Il giorno della visita si accoglieva il vescovo che, celebrata la messa, conferiva la cresima. Successivamente iniziava la visita vera e propria: spesso era preceduta dall’editto di indizione che ne chiariva le finalità e si articolava solitamente in una successione di eventi che tendevano a ripetersi senza sostanziali variazioni. Dapprima l’incontro con il parroco e gli altri ecclesiastici, poi con i parrocchiani e i ragazzi del catechismo, in seguito il sopralluogo alle chiese, nel corso del quale venivano ispezionati gli altari, le sepolture, le reliquie di santi, le suppellettili sacre. Veniva poi effettuata la visita delle cappelle e degli oratori pubblici e privati, delle scuole cattoliche e dei malati. Si proseguiva con il controllo dei registri parrocchiali e dei libri di confraternite. Al termine, il vescovo emetteva i decreti di visita, finalizzati alla correzione o al miglioramento sia della disciplina del clero, sia della gestione dei luoghi pii. Talvolta il parroco o l’amministratore di un luogo pio era tenuto a rispondere ai cosiddetti “quesiti di visita”, ovvero questionari elaborati e inviati ai parroci prima dell’effettuazione della visita. Una volta compilati, i quesiti rappresentavano con grande precisione gli aspetti istituzionali, storici, religiosi, patrimoniali e sociali dei vari enti interessati. Infine, il vescovo era tenuto a redigere gli atti e una relazione alla Santa Sede: tali documenti registravano l’avvenuta visita, indicando successivi obiettivi per la comunità visitata e annotando lo stato degli edifici e delle istituzioni.
In Sabina, gli atti delle visite pastorali più accurati furono quelli compilati durante il governo dei cardinali Andrea Maria Corsini e Carlo Odescalchi, i quali descrivono approfonditamente la posizione giuridica delle chiese visitate, danno informazioni sul loro stato di conservazione, sull’amministrazione dei benefici e sulla loro consistenza, elencano le reliquie e le suppellettili. Verificano attentamente i rendiconti e gli statuti delle associazioni, la tenuta dei registri parrocchiali e non trascurano l’aspetto della pratica religiosa.
La più completa è notoriamente quella redatta tra il 1779 ed il 1782 per volere del cardinal Corsini, ricca di allegati ed estremamente minuziosa nelle parti descrittive. A partire dal 1779 il cardinal Corsini intraprese la visita che durò nel complesso quattro anni. Il quadro che emerge dai resoconti dei parroci e dagli atti è piuttosto disomogeneo e in generale fotografa un territorio economicamente e culturalmente depresso, anche se non mancano i segnali di una certa ripresa della cura pastorale del clero, dell’attività del laicato, con la puntuale azione di confraternite, e dell’edilizia ecclesiastica attraverso il restauro e la riedificazione di numerose chiese. Lo stesso Corsini volle consacrare la parrocchia dei Santi Cosma e Damiano a Stimigliano, la collegiata di Santa Maria Annunziata a Collevecchio, restaurata nel 1787, e la ricostruita chiesa di Santa Maria della Pietà a Mentana, che consacrò solennemente nel 1788. Interventi che certamente servivano anche a dare un nuovo impulso ai culti cittadini. Il Corsini si dimostrò particolarmente sensibile nei confronti del culto mariano, dando voce a tradizioni locali: riportò l’attribuzione a san Luca evangelista dell’icona di Santa Maria in Vescovio e la prima codificazione scritta della leggenda di fondazione della miracolosa immagine della Madonna della Stella, ritrovata nel 1774 e collocata in una cappella della chiesa di San Giovanni Battista a Tarano. Dietro la visita pastorale c’era un progetto più ampio di riqualificazione dei territori di sua competenza che passava anche attraverso un rilancio dell’immagine della Sabina, con la valorizzazione delle sue bellezze naturali, architettoniche e della sua storia.
La visita ebbe inizio nel 1779 e interessò tutti paesi della Sabina. Ne elenchiamo solamente alcuni. I primi borghi a essere visitati furono Foglia, piccolo villaggio che si affaccia sulla piana del Tevere in prossimità dell’antico porto fluviale di Magliano; Torri, sulle cui case svetta la mole della parrocchiale di San Giovanni col suo snello campanile; Cicignano, antico borgo tardo medievale che conserva la sua caratteristica struttura circolare, con un ingresso solo dal portale principale e la piazzetta su cui prospetta la chiesa; Collevecchio, elegante paese che nel XVII secolo divenne sede del governo della provincia sabina e ancora Stimigliano, antico castello che controllava il Tevere. L’anno successivo furono visitate le comunità di Casperia, paese tra i più belli della Sabina; Catino e Poggio Catino, incantevoli borghi edificati all’ombra della torre longobarda; Mompeo, arroccato sulle gole del Farfa, e Montenero, dalla caratteristica forma urbana. Nel 1781, fu la volta di Cantalupo dominato dalla chiesa di Santa Maria e dal Palazzo Camuccini; Cottanello, suggestivo borgo arroccato sulla roccia granitica; Fianello, oggi suggestivo borgo fantasma alle porte dell’Umbria; Montasola, paese tra i meglio conservati con strette viuzze, circondato da folti boschi; Montebuono, che vanta una storia antichissima; Palombara, dominata dal castello Savelli con la sua alta torre e le stupende chiese; Roccantica, antico borgo posto sui pendii ripidi dei monti sabini, e circondato da magnifici e rilassanti boschi tra le cui viuzze si nascondono interessanti sorprese; Tarano che nasconde uno scenario medievale unico con le sue case torri e le dimore in pietra su cui svetta la possente chiesa parrocchiale. Infine, nel 1782, Magliano, sede della cattedrale e un tempo fiorente città che controllava un importante porto sul Tevere, e Monterotondo, elegante borgo abbellito dagli Orsini e dai Barberini.








































