Visite guidate al Colle del Duomo

guided visit

Palazzo dei Papi, Cattedrale S. Lorenzo, Sacrestia settecentesca

22 Feb

Visita guidata Polo Monumentale Colle del Duomo
Visita guidata Polo Monumentale Colle del Duomo

Sabato 22 febbraio 2025, in occasione dell'anniversario della pubblicazione della bolla “Antiquorum habet fida relatio” con la quale Papa Bonifacio VIII indisse nel 1300 il primo Giubileo cristiano della storia, è prevista una visita guidata straordinaria al Colle del Duomo, luogo simbolo della città di Viterbo.

Le visite guidate a cura di Archeoares sono da sempre un’occasione imperdibile per immergersi nella ricca storia medievale del capoluogo con dovizia di particolari. Cosa include il percorso di visita?

La visita riguarda parte del Polo Monumentale Colle del Duomo. Il percorso, in particolare, si sviluppa lungo due siti di straordinario interesse turistico e culturale: il Palazzo dei Papi e la suggestiva Cattedrale di San Lorenzo, nonché Duomo della città di Viterbo.

Il Palazzo dei Papi sprigiona un fascino inconfondibile: racconta un trascorso lontano ed è il monumento-icona della città di Viterbo. Frutto di un ampliamento dell’originaria sede vescovile, il palazzo venne costruito in occasione del trasferimento della sede del pontefice Alessandro IV e si tradusse nel fulcro indiscusso della vita religiosa del XIII secolo.

Il percorso prosegue con la Cattedrale di San Lorenzo e la splendida sacrestia settecentesca. Le prime testimonianze di un edificio di culto sul Colle del Duomo risalgono all’VIII secolo. Una pieve dedicata a San Lorenzo Martire è attestata già nel 775 e citata nuovamente in una bolla papale dell’852. La consacrazione definitiva avvenne nel 1192, quando Celestino III la elevò a Cattedrale.

Il complesso insomma, è ricco di spunti e riflessioni. Quella del Colle del Duomo è un’area imperdibile : se ogni angolo rivela un aneddoto lontano, un segreto pronto per essere svelato, la visita guidata è la modalità ideale per non perdere alcun particolare!

I posti sono limitati, pertanto la prenotazione è obbligatoria. Per ricevere maggiori informazioni potete scrivere a info@museocolledelduomo.com

Dove si svolge

I luoghi collegati

Potrebbe interessarti

  • Museo del Colle del Duomo
    Museo del Colle del Duomo

    Museo del Colle del Duomo

    Places

    Museo / Pinacoteca

    Viterbo (VT)
  • Percorso Museale in Realtà Aumentata – Museo Colle del Duomo
    Percorso Museale in Realtà Aumentata – Museo Colle del Duomo

    Percorso Museale in Realtà Aumentata – Museo Colle del Duomo

    Projects

    Progetto

    Diocesi Di Viterbo

    Il progetto consiste nell’ideazione e realizzazione di un percorso museale in realtà aumentata (RA) fruibile tramite un'app dedicata. L’esperienza mira a valorizzare quattro opere selezionate all’interno del Museo Colle del Duomo, approfondendone gli aspetti storici, artistici e tecnici. Le opere che sono state scelte sono: la Dea dell’Abbondanza, la Madonna della Carbonara, il Battesimo di San Tranquillino e l’Angelo reliquario con la mandibola di San Giovanni Battista. Abbiamo scelto queste quattro testimonianze per il loro valore evocativo e perché sono potenti frammenti dell’identità culturale del Museo Colle del Duomo e del territorio che lo circonda. Attraverso l’inquadratura delle opere con un dispositivo mobile, l’app sovrappone contenuti visivi, testuali e audio direttamente alla realtà, in modo interattivo e dinamico, grazie al riconoscimento di forme e colori. Ogni contenuto audiovisivo include: testo in lingua italiana, materiali d’archivio (fotografie, disegni, video), infografiche animate, video in LIS (Lingua dei Segni Italiana) e audiodescrizioni pensate per le persone cieche (inquadrano qr code in prossimità delle opere scelte). L’app rappresenta un’esperienza digitale scalabile nel tempo: è possibile ampliarla integrando nuove opere o lingue. Non essendo vincolata a teche o supporti fisici, la RA consente di valorizzare sia opere bidimensionali (come quadri o affreschi) che tridimensionali (come sarcofagi, busti o abiti). Il livello di interattività proposto risulta particolarmente coinvolgente per il pubblico più giovane. Inoltre, i tablet forniti, ad alte prestazioni, resteranno in dotazione al museo, offrendo la possibilità di ospitare ulteriori contenuti multimediali in futuro.

  • Percorso Museale in Realtà Aumentata – Museo Colle del Duomo
    Percorso Museale in Realtà Aumentata – Museo Colle del Duomo

    Percorso Museale in Realtà Aumentata – Museo Colle del Duomo

    News

    guided visit

    03 July 2025

    Scopri l’arte come non l’hai mai vista! Al Museo Colle del Duomo di Viterbo l’esperienza di visita si trasforma, grazie alla realtà aumentata. Con una semplice inquadratura dal tablet, le opere prendono vita: testi, immagini d’archivio, video, infografiche animate e audio ti accompagnano in un viaggio immersivo tra storia, arte e tecnologia. L’app dedicata ti guida alla scoperta di quattro capolavori della collezione permanente del Museo Colle del Duomo, raccontandoli con strumenti accessibili a tutti: audiodescrizioni per non vedenti, traduzioni in LIS per i non udenti, e livelli di approfondimento sia in italiano che in inglese. Nessuna barriera fisica, solo emozione digitale: le opere si sveleranno davanti ai tuoi occhi con nuovi dettagli e significati. Un progetto pensato per coinvolgere anche i più giovani, grazie a un’interattività intuitiva e coinvolgente. Tablet ad alte prestazioni sono a disposizione dei visitatori per garantire la massima qualità dell’esperienza. Vieni a vivere l’arte aumentata. Il futuro della cultura è già qui. Scopri di più.

  • Museo diocesano
    Museo diocesano

    Museo diocesano

    Places

    Museo / Pinacoteca

    Rieti (RI)
  • Museo della Cattedrale di Anagni
    Museo della Cattedrale di Anagni

    Museo della Cattedrale di Anagni

    Places

    Museo / Pinacoteca

    Anagni (FR)
  • Museo della Spiritualità
    Museo della Spiritualità

    Museo della Spiritualità

    Places

    Museo / Pinacoteca

    Castel Sant'Elia (VT)
  • Museo diocesano di Civitavecchia - Tarquinia
    Museo diocesano di Civitavecchia - Tarquinia

    Museo diocesano di Civitavecchia - Tarquinia

    Places

    Museo / Pinacoteca

    Tarquinia (VT)
  • Chiesa di San Leonardo in Colle
    Chiesa di San Leonardo in Colle

    Chiesa di San Leonardo in Colle

    Places

    Chiesa / Chiostro / Convento / Parrocchiale

    Viterbo (VT)
  • Chiesa di Santa Maria del Colle
    Chiesa di Santa Maria del Colle

    Chiesa di Santa Maria del Colle

    Places

    Chiesa / Chiostro / Convento / Parrocchiale

    Scandriglia (RI)
  • Chiesa della Madonna del Colle della Fonte
    Chiesa della Madonna del Colle della Fonte

    Chiesa della Madonna del Colle della Fonte

    Places

    Chiesa / Chiostro / Convento / Parrocchiale

    Cottanello (RI)
  • Museo della Concattedrale di S. Paolo di Alatri
    Museo della Concattedrale di S. Paolo di Alatri

    Museo della Concattedrale di S. Paolo di Alatri

    Places

    Museo / Pinacoteca

    Alatri (FR)
  • Chiesa della Madonna del Colle della Neve
    Chiesa della Madonna del Colle della Neve

    Chiesa della Madonna del Colle della Neve

    Places

    Chiesa / Chiostro / Convento / Parrocchiale

    Torri in Sabina (RI)
  • Dalla carta al digitale
    Dalla carta al digitale

    Dalla carta al digitale

    Projects

    Progetto

    Diocesi Di Civitavecchia - Tarquinia

    Il progetto di digitalizzazione del materiale archivistico della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia ha dato avvio a quell’opera di preservazione dei volumi d’archivio che è un dovere scientifico e morale portare a compimento. La conservazione delle visite pastorali, nello specifico, è fondamentale, poiché si tratta di testimonianze dirette che fotografano il passato e ce lo restituiscono nel presente, fissandolo ai giorni nostri e proiettandolo verso il futuro, fornendoci informazioni cruciali ai fini della ricostruzione storica. Per questo la scelta delle visite da digitalizzare è ricaduta su quei volumi che hanno supportato la ricerca condotta per il progetto Sulle tracce di Sant’Agostino. È nelle visite pastorali dei Vescovi Gasparo Cecchinelli (1652) e Paluzzo Paluzzi Altieri Degli Albertoni (1667), infatti, che si riportano notizie riguardanti quei siti che rappresentano una memoria ancora esistente della tradizione eremitana. Non solo l’eremo della Santissima Trinità di Allumiere, ma anche riferimenti al sito scomparso della Fontanella, l’attuale località “Le Villette”, con le importanti notizie circa l’esistenza di epigrafi che già allora focalizzavano l’attenzione su Sant’Agostino e sulla sua permanenza nel territorio della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia, quando ancora era Diocesi di Montefiascone-Corneto. Grazie a queste visite è possibile conoscere eventi, storie di persone, lo stato e l’evoluzione dei luoghi sacri, con le trasformazioni che nei secoli subiscono e i motivi che eventualmente ne determinano la scomparsa. Caratteristiche proprie del progetto e che sono state ampiamente approfondite durante la sua realizzazione, anche grazie alla consultazione di quelle stesse visite pastorali. Si è pensato, pertanto, di metterle a disposizione dell’utente e del visitatore che si immerge nel viaggio alla ricerca di Sant’Agostino, per fornirgli una conoscenza ancora più completa. Un progetto nel progetto, un cammino fisico e virtuale che viaggia in parallelo con un altro cammino che è anche di conoscenza e sapere, attraverso l’uso della documentazione utile. Chiunque vorrà usufruire di questa interessante novità, dovrà inoltrare una semplice richiesta all'Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi.

  • Il romanico tra gli ulivi
    Il romanico tra gli ulivi

    Il romanico tra gli ulivi

    Projects

    Progetto

    Diocesi di Sabina - Poggio Mirteto

    La Sabina è un territorio tra i più suggestivi del Lazio ed è un vero e proprio museo diffuso dell’arte romanica, immerso nel verde. Quello che vi proponiamo è un itinerario che unisce monumenti e luoghi di grande valore a un ambiente naturale, in alcuni casi ancora incontaminato. Il ruolo storico di quest’area è collegato a quello della sede episcopale di Vescovio, con la sua antica cattedrale dei Sabini, che si innalza solitaria tra campi coltivati. La chiesa, secondo la leggenda innalzata sulla casa degli Ursaci che ospitarono san Pietro e nel quale vi celebrò la fractio panis, sarebbe sorta per volere dell’imperatore Teodosio intorno al 380 d.C. e ampliata in epoca carolingia. Ulteriori lavori si svolsero nel corso del XIII che diedero all’edificio l’aspetto attuale. È inoltre abbellita dal grande ciclo di affreschi realizzato sul finire del Duecento per volere del cardinale Gerardo Bianchi, realizzato da un maestro vicino a Pietro Cavallini. Altri luoghi straordinari sono l’abbazia di San Giovanni in Argentella a Palombara Sabina, splendido gioiello romanico che sorge a pochi chilometri da Palombara: al suo interno si conservano esemplari interessanti della scultura medievale; ancora l’eremo di San Cataldo, aggrappato a uno sperone roccioso sopra Cottanello; le chiese di San Pietro a Magliano e a Montebuono; la chiesa di Santa Maria a Fianello che accoglie il visitatore all’ingresso del piccolo borgo arroccato e ormai quasi disabitato; la parrocchiale di Tarano, superbo edificio innalzato a testimonianza del potere papale nella zona; infine la parrocchiale di Ponticelli e gli eremi di San Leonardo a Roccantica e quello di San Martino a Poggio Moiano. Si scopriranno così edifici di una nobile semplicità, campanili svettanti e ariosi, portali scolpiti, raffinati capitelli figurati, affreschi di alto valore, in un paesaggio di grande suggestione.

  • Il cammino dei Bianchi
    Il cammino dei Bianchi

    Il cammino dei Bianchi

    Projects

    Progetto

    Diocesi di Sabina - Poggio Mirteto

    Ogni pochi passi, dalle interminabili processioni di uomini, donne, bambini, si levava la preghiera o l’invito o il saluto di «Misericordia e pace!». I cortei salmodianti dei penitenti partiti dal Piemonte e dalla Liguria nella primavera del 1399 raggiunsero la Lombardia, il Veneto, l’Emilia, la Toscana, Venezia. I cortei di ogni sesso, età e ceto, dai lunghi vestiti bianchi avevano raggiunto Assisi per poi indirizzarsi nel Reatino, e rientrare a Terni e quindi a Orvieto, da cui in diecimila - narrano le cronache del tempo - avevano iniziato il viaggio verso la meta finale, Roma, giungendovi in ottobre. Qui il papa, Bonifacio IX, colpito da quella imponente dimostrazione di fede di popolo aveva indetto e proclamato un giubileo straordinario. In ogni località attraversata dalle processioni le cronache riportano gli eventi che si erano registrati come la rappacificazione tra nemici giurati o tra componenti di famiglie divise da odio inestinguibile. Fu questo il cammino dei Bianchi un fenomeno religioso con caratteristiche di spontaneità pressoché uniche nella storia, che scomparve nel breve giro di un anno a Roma durante il Giubileo del 1400, con la stessa velocità con cui era nato. Si trattò di un movimento originato tra il Nord Europa e l’Italia Settentrionale alla fine di un secolo particolarmente segnato da sofferenze, da catastrofi come la “peste nera”, terremoti, alluvioni e da guerre con orrendi massacri oltre che da avversioni, ostilità e rancori, sfociati in stragi tra le fazioni che insanguinarono praticamente tutte le città italiane. Sorsero così i “Bianchi” che invocavano la misericordia e la pace, caratterizzandosi per digiuni, astinenze ed estenuanti processioni durante le quali recitavano preghiere e intonavano laudi, anche improvvisate. Quando la processione, partita da Valverde di Rezzato, vicino Brescia, a seguito dell’apparizione di Cristo a un contadino, giunse in Umbria, ad Assisi, accadde un ulteriore fatto miracoloso: un bambino confidò al padre, impegnato a potare degli ulivi, di aver visto la Madonna che sollecitava tutti a chieder perdono dei peccati, ad abbracciare la “devozione” e a partecipare ai cortei penitenziali per emendarsi dai peccati e sfuggire alle pene dell’inferno. Correva il settembre 1399 e subito, sul luogo, venne eretta una chiesetta, dedicata alla Madonna dell’Oliva, arricchita da un affresco che racconta la prodigiosa apparizione. I Bianchi durante il loro pellegrinaggio verso Roma attraversarono anche la Sabina: l’evento rimase talmente impresso nella memoria degli abitanti che all’interno della chiesa di San Paolo a Poggio Mirteto e della chiesa di San Pietro ad Muricentum a Montebuono si conservano due affreschi che ricordano questo passaggio. A Poggio Mirteto si può ammirare nel primo riquadro il miracolo avvenuto a Valverde di Rezzato da cui si è originata la processione penitenziale: un contadino, mentre stava lavorando la terra, vide comparire improvvisamente nostro Signore che gli chiese di prendere dalla bisaccia il suo pasto, composto di tre pani, e di gettarlo in uno stagno poco distante. Il contadino, seguendo la richiesta di Gesù, s’incamminò verso lo stagno ma, giunto sulla riva, fu fermato dall’apparizione della Madonna, rappresentata nel riquadro centrale, che gli rivelò il significato dei tre pani; essi rappresentavano la guerra, la fame e la peste e se fossero stati gettati nello stagno quei terribili castighi avrebbero devastato tutte le terre intorno. A quel punto il contadino, dopo esser tornato dal Signore e aver raccontato del suo incontro con la Madonna, ricevette l’assicurazione che solo uno dei tre castighi sarebbe stato messo in atto, mentre gli altri due, grazie all’intercessione della Vergine, erano annullati. Quel povero uomo, quindi, sovrastato da tale enorme responsabilità, gettò nel laghetto un solo pane, simbolo della peste. La Madonna gli chiese, allora, di tornare al suo paese per raccontare la vicenda che appena vissuta, ed esortare le genti ad abbandonare le vie del peccato e vivere cristianamente. L’ultimo riquadro di destra raffigura invece l’apparizione della Madonna al figlio di un potatore di olivi nei pressi di Assisi nel 1399. La Vergine dalle fronde di un olivo invita il ragazzo a recarsi in città per esortare tutti alla riappacificazione e alla conversione. L’episodio è affrescato anche a Montebuono con il medesimo schema iconografico: al centro la Madonna e il ragazzo, mentre un po’ distante si scorge il padre del fanciullo, con una roncola in mano stupito e spaurito per la visione. In alto a sinistra è rappresentata la città di Assisi, mentre in alto al centro, in una visione paradisiaca, si scorgono san Francesco e santa Chiara in preghiera circondati da angeli. Durante l’Anno Santo del 1400 la peste si diffonde con virulenza in tutta l’Italia centrale, facendo strage di migliaia di persone. Anche gli stessi Bianchi, ovviamente, furono colpiti da tale pandemia e moltissimi tra loro morirono tra sofferenze e tormenti. Il movimento così scomparve in un tempo brevissimo dalla dua nascita. I suoi propositi, però, non furono del tutto dimenticati, i suoi ideali hanno costituito le basi su cui sono sorte diverse Confraternite laicali cattoliche, la maggior parte delle quali veste, ancora oggi, un abito bianco in memoria delle lontane vicende del 1399. Un affresco quattrocentesco nel Monastero delle Clarisse Eremite di Fara in Sabina, realizzato all’interno della vecchia chiesa di Santa Maria in Castello, oggi sede del Museo del Silenzio, raffigura un gruppo di Bianchi che si rifugia sotto il manto della Vergine Maria. Ma cosa rappresentò, realmente, il movimento dei Bianchi in quello scorcio di medioevo? Forse la definizione più corretta la fornisce Mario Marrocchi: “Essi non furono persone né istituzioni: furono un’idea, quanto mai malleabile e docile, trasversale e qualunquista. Furono il prodotto di un ceto medio cittadino e borghese, ben recepito da istituzioni impegnate ad arginare inquietudini che sarebbero potute sfociare in più cruente manifestazioni. Così la devozione venne bene accolta da quelle autorità convinte di poterla controllare e volgere a proprio favore: capace di rispondere alle esigenze di chi la recepiva ma incapace di affermarsi là dove trovava una resistenza”. Il successo del moto dei Bianchi va ricercato anche nella speranza, insita nell’uomo del medioevo, di riuscire a rinviare la morte incombente e nella promessa della salvezza della propria anima.

  • Il Cammino della cristianizzazione
    Il Cammino della cristianizzazione

    Il Cammino della cristianizzazione

    Projects

    Progetto

    Diocesi Di Civita Castellana

    Il "Cammino della Cristianizzazione" è un percorso virtuale, che può essere trasformato in percorso fisico partendo dalla prima o da una delle 13 tappe previste. Il Cammino si dipana attraverso 13 luoghi della Diocesi di Civita Castellana alla scoperta dei complessi processi e dei grandi eventi che introdussero il Cristianesimo in una parte del territorio diocesano compreso tra l'antica via Amerina, a Ovest, e il Monte Soratte, a Est. Partendo dal IV secolo, periodo in cui il Cristianesimo penetrò e si organizzò, il Cammino attraversa anche 10 secoli che videro il consolidamento della religione Cristiana e la costruzione di solide strutture, di un paesaggio sacro e di linguaggi originali e tipici di questa parte del territorio della Tuscia. Guide di questo Cammino sono tre personaggi d'eccezione per la Storia di questi luoghi: i martiri di Nepi Tolomeo e Romano; il grande pontefice Gregorio I, meglio conosciuto come Gregorio Magno, papa dal 590 al 604. Essi, alternandosi tra loro, illustreranno i vari luoghi, entrando direttamente in connessione con le immagini. Il "Cammino della Cristianizzazione" sarà completato dalla realizzazione di 13 audioguide a carattere turistico (in italiano e in inglese) dei vari luoghi, che saranno disponibili in ognuna delle 13 tappe previste dal percorso.

  • Il marmo rosso di Cottanello
    Il marmo rosso di Cottanello

    Il marmo rosso di Cottanello

    Projects

    Progetto

    Parrocchia di Sant'Andrea apostolo

    Cottanello dà il suo nome a una tipica pietra rosata, nota appunto come “marmo di Cottanello”, che in termini geologici si può definire come un calcare marnoso rossastro o rosato appartenente alla formazione della Scaglia rossa. La cava di estrazione principale è localizzata a circa un chilometro e mezzo dal paese e la sua attività si è protratta dall’antichità fino ai giorni nostri. La cava fu sfruttata già nell’epoca romana come testimoniato nella Villa di Cottanello ma anche nella cosiddetta Villa di Orazio a Vacone. È stato individuato anche in due ambienti della Casa del Fauno e nell’atrio della Casa di Umbricio Scauro a Pompei, in case sul Palatino a Roma, Ostia, Lucus Feroniae, Albano Laziale e Terracina. Nella villa romana appartenuta alla famiglia degli Aurelii Cottae, da cui il nome del paese Cottanello, la pietra è variamente utilizzata: nelle sue diverse qualità più o meno venate, è infatti impiegata per i cubilia di rivestimento delle pareti, per alcune soglie, per i basamenti di portici, lastricati e gradini, per le tessere dei mosaici e per alcuni elementi architettonici attualmente collocati nel peristilio come un fusto, due capitelli tuscanici e un capitello dorico. Si conosce solamente una scultura realizzata con questo marmo: un grande labrum, ossia un bacino con piedistallo che doveva arredare una residenza senatoria o imperiale. Successivamente fu reimpiegato in numerose chiese della Sabina, tra queste l’antica cattedrale di Santa Maria in Vescovio, prelevato dalla vicina Forum Novum; per i monaci dell’Abbazia di Farfa venne realizzata una fontana con vasca in marmo per il refettorio e nella cattedrale di Poggio Mirteto l’intero presbiterio è abbellito e riscaldato dal colore dolce del Cottanello: l’altare è interamente realizzato con questa pietra, come le balaustre e alcuni elementi architettonici dell’edicola che riempie l’abside. Anche a Montasola le chiese del borgo furono abbellite con elementi architettonici marmorei. Le attività di estrazione sembrano interrompersi nel III secolo per poi riprendere nel XVII e XVIII secolo, periodo di maggior fortuna del marmo di Cottanello grazie all’ampio utilizzo che ne fecero Bernini e Borromini. Nel XVII secolo, infatti, a Roma cominciò a scarseggiare il materiale di spolio, pertanto si rese necessario l’individuazione di nuove pietre decorative per abbellire i numerosi cantieri aperti in città. Fu proprio lo scalpellino e imprenditore Sante Ghetti, a risolvere il problema: egli mostrò alla Congregazione della Reverenda Fabbrica di San Pietro un campione di “pietra mischia color persico”, il marmo di Cottanello per l’appunto, estratta dalle cave di cui era diventato da poco appaltatore, per 500 scudi a colonna. Il marmo piacque immediatamente per via del suo colore forte e innovativo che soddisfaceva in pieno il gusto ricercato della committenza barocca ma la Congregazione decise di mandare un proprio fattore il quale tuttavia riferì che a Cottanello non c’era materiale sufficiente e che comunque era impossibile trasportarlo perché non vi erano strade. Ghetti riuscì nonostante ciò a convincere la Reverenda Fabbrica e ottenne l’appalto per l’esecuzione di ventiquattro colonne di marmo – che alla fine divennero quarantasei – e il 24 febbraio 1650 ottenne una patente per aprire a sue spese una nuova strada e ampliare quella esistente che giungesse al porto di Stimigliano dove si sarebbero imbarcate le colonne. La nuova strada passava nei pressi di Vacone, attraversava Rocchette, lambiva San Polo e Stimigliano e le colonne venivano trasportate da bufale e caricate su enormi chiatte su cui proseguivano il loro viaggio lungo il Tevere fino al porto nei pressi dell’Ospedale di Santo Spirito. Ancora oggi si possono ammirare in tutta la loro bellezza nelle navate minori della basilica vaticana. Da quel momento venne richiesto altro marmo rosso da Bernini per la realizzazione di 4 grandi colonne per la chiesa di S. Andrea al Quirinale; anche Borromini lo utilizzò in S. Agnese in Agone. E ancora lo si ritrova in S. Ignazio, nella chiesa di S. Maria Maddalena dove è impiegato nel modo più diffuso; in S. Maria degli Angeli oltre a essere usato venne anche riprodotto in pittura. A S. Maria Maggiore si trova il monumento funebre Merlini realizzato in marmo di Cottanello. A S. Maria del Popolo troviamo gli altari dei transetti disegnati dal Bernini e la cappella di S. Sebastiano ugualmente in questo materiale. Ma anche al di fuori di Roma, nei paesi della Sabina e dell’Umbria fu molto utilizzato per acquasantiere, vasche, colonnine, balaustre e altari: ampio uso se ne fece nella chiesa di San Valentino a Terni e nella cattedrale di San Giovenale a Narni. È importante ricordare anche la realizzazione nel 1722 dei due leoni di Venezia collocati nella piazzetta che ne prende il nome, ovvero piazzetta dei leoncini ubicata vicino piazza San Marco, scolpiti da Giovanni Bonazza. Fu in ultimo usato nei primi anni del XX secolo nel Vittoriano, a Palazzo Chigi e nel Ministero della Marina a Roma. La cava venne chiusa negli anni ‘70 del Novecento e nel 2018 viene riconosciuta dalla Regione Lazio monumento naturale protetto.

  • Pastura in realtà virtuale
    Pastura in realtà virtuale

    Pastura in realtà virtuale

    Projects

    Progetto

    Diocesi Di Civitavecchia - Tarquinia

    Un viaggio virtuale attraverso i luoghi di Tarquinia che custodiscono le opere di Antonio del Massaro detto “il Pastura”. Tre tappe e tre diversi edifici, tutti ricostruiti in 3D, per i quali è possibile una visita virtuale ed interattiva del loro interno, con presenza di speciali hotspots da cliccare per ricevere informazioni storico-artistiche sugli edifici stessi e sulle opere protagoniste dell’itinerario artistico. Informazioni da leggere o da ascoltare grazie all'ausilio delle audioguide. Il tour, grazie ai dettagli che riporta, funge anche da mappa che il visitatore può utilizzare per trasformare la sua esperienza da virtuale a reale e raggiungere fisicamente le tappe del percorso. Si parte dal Museo Diocesano di Arte Sacra di Tarquinia, il MAST- Carlo Chenis, con la tavola dipinta “La Madonna del Latte”, si prosegue con il Duomo della città, la concattedrale dei Santi Margherita e Martino, che custodisce gli splendidi affreschi realizzati dall’artista sulla vòlta del presbiterio (e la possibilità di vederli da vicino grazie alle riprese in VR) e si conclude con la chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, dove è presente un affresco attribuito al Pastura. Basterà inquadrare il QR code presente sui leggii posti all'interno di ciascun edificio per dare inizio ad uno straordinario viaggio alla scoperta di un artista che ha influenzato tutta l’arte pittorica della Tuscia quattro/cinquecentesca. Un itinerario attraverso la meravigliosa città di Tarquinia che potete percorrere anche a piedi!

  • Visita Virtuale della Basilica Santuario S. Maria di Canneto
    Visita Virtuale della Basilica Santuario S. Maria di Canneto

    Visita Virtuale della Basilica Santuario S. Maria di Canneto

    Projects

    Progetto

    Diocesi di Sora - Cassino - Aquino - Pontecorvo

    La visita virtuale della Basilica Santuario S. Maria di Canneto in Settefrati è un’esperienza immersiva in un luogo di fede mariana tra i più frequentati. Attraverso un percorso guidato, mediante foto sferiche ad alta definizione effettuate anche da drone, è possibile esplorare a 360° l’imponente complesso: la chiesa, la cappella di Sant’Anna, la Sala dei convegni e il Museo degli ex voto. La visita è corredata di link di approfondimento, immagini, video e testi leggibili e ascoltabili in 4 lingue, italiano, inglese, francese e spagnolo, che permettono di conoscere meglio la storia del Santuario, e di ammirare e comprendere le opere d’arte in esso contenute. Tra queste merita una particolare menzione la pregevole statua medievale della Madonna di Canneto, di ignoto autore abruzzese. L’antica e profonda devozione nei confronti della Madonna di Canneto è all’origine del Cammino di Canneto, un pellegrinaggio verso il Santuario che si compie attraverso 5 direttrici principali, la via di Comino, la via del Melfa, la via dei Santi, la via dell’Abruzzo e la via Molisana. Nella Visita 3 video sferici a 360° documentano l’emozionante arrivo delle compagnie dei pellegrini - ciascuna con il proprio stendardo - accompagnato da canti tradizionali e strumenti musicali. Non solo. L’esperienza immersiva comprende anche il suggestivo paesaggio montano che ospita il Santuario. La chiesa sorge a 1020 m s.l.m., all'interno del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. In questi luoghi incontaminati, ricchi di bellezze naturalistiche e faunistiche, soggiornò S. Giovanni Paolo II per un breve periodo di riposo e raccoglimento. Il pellegrino che si reca al Santuario è chiamato a seguire un secondo pellegrinaggio sulle orme del pontefice verso la cascata a lui dedicata. E qui, nel luogo in cui il Santo Padre amò raccogliersi in preghiera, viene condotto anche il visitatore virtuale, attraverso sentieri costeggiati da faggeti e sorgenti d’acqua, di cui è possibile ascoltare il melodioso suono. Foto e notizie sul soggiorno del Santo Padre a Canneto sono a disposizione dell’utente grazie ad appositi strumenti multimediali: hotspot con audio, video e foto. Il portale offre punti di accesso a link esterni relativi alla Basilica Santuario di Canneto, al Cammino di canneto, e alla Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo. La Visita è fruibile da tutti i dispositivi: pc, mobile, visori per realtà virtuale che permettono all’utente un’esperienza immersiva completa nel Santuario e nell’ambiente circostante.

Cosa cerchi?