Presentazione
Parrocchia meglio conosciuta col titolo di “S. Leonardo in Colle” è citata già alla fine del XII secolo quando risulta soggetta alla chiesa di S. Sisto, mentre una notizia del 1202 la dice appartenente al convento di S. Martino. La sua importanza è confermata nel 1236 quando è già documentata come parrocchia. Il ruolo centrale della chiesa è confermato già nel 1271, quando ai balivi e ai rettori della chiesa e agli abitanti della contrada era riservato il diritto alla elezione di un procuratore per le liti e le vertenze pubbliche. L’agiato stato economico è attestato nel 1344 quando S. Leonardo paga a S. Sisto un dodicesimo di tutte le offerte nella festa del Santo titolare, del Natale, dell’Epifania, della Resurrezione, dell’Ascensione e in tutte le domeniche. Alla prosperità economica si unisce la residenza nella chiesa, testimoniata in quello stesso anno, dell’Ordine degli Spedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, poi conosciuti col nome di Cavalieri di Rodi.
sostenuta dal clero e dai vescovi della Città che le consentono di crescere sempre più, tanto che nel 1562, per volere del vescovo Gualterio, vengono soppresse le chiese di S. Biagio e S. Giovanni in Pietra e la cura delle anime si distribuisce tra le contigue S. Maria Nuova, S. Leonardo e S. Pellegrino. Già elevata a chiesa parrocchiale, alla fine del XVI secolo si ha la notizia dell’utilizzo, da parte di S. Leonardo, della chiesa di S. Erasmo come cimitero, mentre risale all’epoca del vescovo Bedini (1861-1864) la proposta di spostare la sede della parrocchia di S. Leonardo in S. Maria delle Fortezze, progetto che sembra non fu mai realizzato.
Chiusa al culto alla fine del XIX secolo, è riaperta nel 1920 quando vi si trasferisce don Alceste Grandori che apporta modifiche e miglioramenti alla chiesa e, nel 1937-38, fa realizzare lavori di ristrutturazione e decoro. Nel 1944 i bombardamenti distruggono quasi completamente l’edificio. Aveva un campanile a vela, posto in fondo. Ricostruita, dal 1986 la parrocchia è unita a quella di S. Sisto.
Bibl.: M. Galeotti, L'Illustrissima città di Viterbo, Viterbo 2000, pp. 692-693; "La Rosa. Strenna viterbese", 1886, pp. 103, 107, 110.