Chiesa di San Biagio

Edificio di culto

  • Corchiano (VT)
  • Chiesa di San Biagio
  • Chiesa di San Biagio
  • Corchiano - San Biagio. Deposizione
  • Corchiano - San Biagio. Madonna in trono
  • Corchiano - San Biagio. Parete sinistra

Presentazione

La chiesa di San Biagio testimonia l’antica devozione al protettore del comune viterbese, il cui simbolo, il pettine del martirio, è presente anche nello stemma cittadino. Originariamente era tra gli edifici religiosi costruiti fuori le mura del borgo antico, ma attualmente ricopre un ruolo centrale per le funzioni religiose e le attività sociali della Parrocchia con l’adiacente oratorio intitolato a San Luigi Gonzaga. L’origine storica non è certa e sicuramente nel XV secolo era già presente e sottoposta ad attività di interventi di restauro che verranno successivamente completati dal pontefice Paolo II riconoscente alla Comunità di Corchiano per l’aiuto dato contro gli Orsini nel 1465. La posizione a ridosso di un importante vallo falisco, ancora oggi parzialmente visibile, e la presenza di antiche linee viarie di collegamento tra il centro e la via Amerina potrebbero indicarne un’antica vocazione sacra del sito ripetuta poi  nei secoli. L’architettura della chiesa si presenta semplice mantenendosi sui tratti romanici come il portale centrale con oculo e finestra laterale rettangolare bassa che attualmente risulta murata nel restauro degli anni sessanta. La facciata è rettilinea e, nella parte destra in prossimità dell’abside, vi è la struttura campanaria. L’oculo e le sei finestre laterali attualmente sono state provviste di vetrate artistiche a tema religioso. Si accede all’ingresso principale attraverso degli scalini di peperino e, sull'architrave del portale, è riportata la data del 1564. Nella parete laterale destra vi è un secondo accesso aperto in epoca moderna con la struttura originaria dell’antico portale, dove risulta l’architrave originaria con  la scritta in latino “ Ex Elemosinis” con la data del 1561. La chiesa si presenta ad  un’unica navata, a pianta rettangolare e croce latina. In fondo, il presbiterio separata da due scalini con soglie in peperino e un arco che delimita l’area absidale che  prima del restauro risultava essere decorata con capitelli e colonne. Nel braccio minore della croce, risultavano nella zona del presbiterio due stanze. Attualmente la stanza sinistra non esiste, è presente solo una porta, mentre, in senso opposto, a destra, vi è la sacrestia collegata con l’oratorio. Sino agli anni sessanta, al centro dell’abside, vi era un tabernacolo marmoreo del XV secolo poggiato su due colonne provenienti degli antichi corredi religiosi della chiesa di Santa Maria, con angeli e Gesù benedicente e che ora  è possibile vedere posizionato accanto alla porticina sul lato sinistro. Al centro, l’altare è stato realizzato con la mensa in peperino e i capitelli provenienti dalla demolita chiesa di San Valentino. La chiesa, malgrado la severità esterna, presenta sulle pareti degli importanti affreschi del XV-XVI secolo con figure e la vita dei santi e della Vergine. Nella parete destra, segnaliamo san Giorgio che salva la fanciulla dal drago, la Natività, san Biagio e san Bernardino, l’Annunciazione con sotto due angeli e la Vergine col Bambino e altre due Madonne con Bambino in trono. Nello spazio sottostante l’Annunciazione, vicino all’angelo, si richiama l’attenzione su un'iscrizione, attualmente di difficile lettura “ Pangratius [...] pinxit”  che fa riferimento a Pancrazio Jacovetti  di Calvi. Sulla parete sinistra, nella prima nicchia è visibile la Deposizione attribuita ai fratelli Torresani e, successivamente, figure di santi e angeli con la Vergine e il Bambino incorniciati e, nella grande nicchia, san Biagio in trono - attribuito ad Antonio il Vecchio da Viterbo - con decorazioni e grottesche per poi seguire ulteriore ciclo di affreschi. Gli storici dell’arte, per quanto concerne le paternità degli affreschi, sembrano concordare  sull’attribuzione  nella parete sinistra nella nicchia adornata di grottesche della Deposizione di Cristo ai fratelli Torresani e per il  trono di san Biagio e san Biagio e san Bernardino (parete destra)  ad Antonio da Viterbo il Vecchio. Per quanto riguarda la parete destra, un’iniziale attribuzione a Lorenzo da Viterbo o alla sua  scuola - tra i quali un seguace detto "Il maestro di Corchiano" - sembrerebbe essere superata dalla scoperta della suddetta iscrizione. Questi affreschi furono recuperati sotto la copertura di intonaco bianco presumibilmente steso durante la pestilenza del XVII secolo che colpì gravemente Corchiano. Gli stessi presentano danneggiamenti tipici dell’apposizione di lapidi funerarie in quanto la chiesa di San Biagio svolgeva anche funzione di cimitero, in particolare per molti devoti notabili del luogo che ne erano i benefattori, le cui lapidi e altari sono andati persi durante il restauro. In fondo alla chiesa, è presente un quadro ad olio di san Biagio in trono (secc. XVI-XVII)  che, dalle visite pastorali, risulta essere stato la pala dell’altare maggiore. Accanto, vi è una grande tela ad olio moderna con la Vergine e il Bambino con Corchiano sullo sfondo ad opera del pittore Claudio Giulianelli.

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