Chiesa di Santa Maria Assunta

Edificio di culto

  • Cellere (VT)
  • Chiesa di Santa Maria Assunta
  • Chiesa di Santa Maria Assunta

Presentazione

La Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta, veniva denominata in passato anche “Chiesa Matrice” per le sue origini antichissime. Citata nella visita pastorale del vescovo De Canensibus del 1478, che riporta l’ospedale annesso alla chiesa, dalla visita del 1585 nella chiesa risultano istituite la Confraternita del Corpo di Cristo e la Confraternita del SS.mo Rosario, dalla visita del 1589 è indicata col nome di S. Maria del Monte e risulta amministrata dai frati Carmelitani. Ha subito nel corso dei secoli numerosissimi interventi di ampliamento e ristrutturazione; è stata quasi completamente ricostruita agli inizi del XXI. Negli ultimi anni la Chiesa ha visto un altro importante intervento di ristrutturazione, che ha interessato sia gli interni che le strutture esterne: il campanile, le facciate e le coperture.

Fonti: Archivio storico vescovile di Acquapendente, serie visite pastorali, Visite: De Canensibus 1470-1478, c. 22; Celso Paci, 1581, Faldone 1, fascicolo 1, c. 26 v; Celso Paci, 1585, Faldone 1, fascicolo 1, c. 38; Celso Paci, 1589, Faldone 1, fascicolo 1, c. 60; Pompeo Mignucci, 1650, c. 34, c. 53.


Architettura
La chiesa di Santa Maria Assunta sorge nei pressi della Rocca di Cellere, nel cuore del centro storico del borgo e a pochi passi dalla torre dell’orologio (1787). Il manufatto – anche denominato in passato “Chiesa Matrice” per le sue origini antiche – si erge sopra un terreno scosceso e si inserisce all’interno del tessuto abitato. Vi si accede dal fianco tramite una ripida scalinata a due rampe, rivolta verso l’attuale piazza Castel Fidardo. Proprio a causa del notevole dislivello esistente fra il luogo di culto e la quota urbana, esso è privo dunque di una facciata in asse precisamente definita: lungo la via Mazzini, su cui si affaccia il prospetto anteriore, si aprono peraltro accessi ad ambienti sottostanti alla chiesa e non ad essa pertinenti. Al di sopra della scalinata d’accesso, un portale arcuato con ante di legno conduce all’interno dell’organismo. Questo è disposto con asse che va da nord-ovest sud-est, e si imposta su uno schema a tre navate, disposte trasversalmente rispetto all’ingresso. Lo spazio è suddiviso da una serie di pilastri articolati da cornici modanate aggettanti, collegati attraverso delle archeggiature lisce. La navata centrale è coperta a botte, mentre le due laterali e gli ambienti secondari presentano un soffitto piano più basso e controsoffittato in gesso, di nuova fattura. Il ritmo è scandito da una serie di fasciature nella navata centrale, che proseguono in alzato lo spessore dei pilastri delineando tre campate, non ribadite però nelle navatelle. Il presbiterio, absidato e rialzato di un gradino rispetto al piano di calpestio della fabbrica, è recintato da una balaustra in marmo e si protende in avanti senza invadere le navatelle. Raccoglie l’ambone sulla sinistra e, al centro, la mensa isolata con dietro la seduta del sacerdote e dei ministranti. Viceversa, in posizione diametralmente opposta, la parete rimane completamente spoglia, ad eccezione di un quadro dedicato a Sant’Antonio da Padova appesovi al suo centro. Lateralmente, di fronte alla porta d’accesso trova posto una cappella poco profonda e balaustrata dedicata al culto del Beato passionista Giacomo Gianel (1714-50), presso cui si conserva anche la tomba dello stesso. A fianco si apre invece uno spazio dal perimetro irregolare ospitante il Santissimo, in cui vi si entra per mezzo di due arcate allineate a quelle della navata centrale. L’illuminazione avviene per mezzo di tre finestrelle rettangolari sulla controfacciata e due accanto al tabernacolo, più una circolare soprastante il portone d’ingresso. La sagrestia si colloca a ovest della chiesa e vi si accede tramite una porticina sulla destra del presbiterio o, all’occorrenza, anche direttamente dall’esterno. Si compone di tre ambienti di diversa dimensione e forma, coperti da un tetto a doppia falda con travi di legno sostenenti pianelle faccia-vista. Il più piccolo di questi, quello disposto dietro la zona presbiteriale, corrisponde in alzato al campanile quadrato a un unico livello, la cui cella è costituita da una monofora su ogni lato e concluso da una guglia ricostruita pochi anni fa. Il più grande è di recente acquisizione. All’esterno, tutta la chiesa si presenta contraddistinta da una muratura in blocchi di tufo rozzamente squadrati a vista che lascia intravedere nei pressi del portale i successivi rimaneggiamenti che ha subito la fabbrica nel corso dei secoli la quale, precedentemente, pare intendersi che avesse anche altri due ingressi: uno prospicente la controfacciata e un altro vicino al presbiterio, entrambi poi murati.

Architetto/progettista/artista

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