Chiesa di Santa Maria dell'Edera

Edificio di culto

  • Viterbo (VT)
  • Chiesa di Santa Maria dell'Edera
  • Viterbo, S. M. Ellera, dipinto
  • Viterbo, S. M. Ellera, altare

Presentazione

La chiesa di S. Maria dell’Edera fu eretta nel 1589 in onore dell’Immagine della Madonna. Il nome deriva dalla posizione della chiesa che si trovava mezza nascosta tra i tralicci della pianta all’ingresso di una vigna di proprietà della famiglia Verreschi. L’area era stata donata alla Confraternita di S. M. Maddalena per erigervi un oratorio col concorso del Comune. 

Sebbene non ancora compiuta, fu consacrata il 20 settembre 1592 dal vescovo Montiglio. All’epoca della inaugurazione mancava ancora la facciata che sarà terminata nel 1595. Nel 1608 viene trasportata all’interno della chiesa l’Immagine della Vergine, mentre la costruzione dell’interno della chiesa sarà completata soltanto nel 1618. L’officiatura nella chiesa, fino al 1627, spetta ai frati Minori. 

Nel 1639 S. Maria dell’Edera, in cui si riuniscono gli abitanti dei casali del contado siti a nord della Città, viene eretta a parrocchia ed affidata ai padri Silvestrini che ne prendono possesso l’anno successivo. In cambio, alla Confraternita di S. M. Maddalena viene affidata la chiesa di S. Silvestro. 

Alla metà del XVII secolo, a causa della violenta epidemia di peste che colpì Viterbo, le porte principali della Città (Porta Fiorentina e Porta Romana) vengono chiuse da cancelli e vi vengono apposti soldati e cittadini; guardie a cavallo percorrono le campagne per scacciare i vagabondi; chi proviene da luoghi sospetti è sottoposto alla quarantena da subire negli appositi lazzaretti allestiti in S. Maria del Carmine, nell’Ospedale di S. Lucia fuori Porta Fiorentina, in S. Maria dell’Edera (per le donne), in S. Maria in Gradi e nelle Terme.

Bibl.: G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. II, parte II, Viterbo, 1940; G. Signorelli, Viterbo …, cit., vol. III, 1969

Architettura
La chiesa di Santa Maria dell’Edera sorge in viale Trieste, nel quartiere Ellera di Viterbo; situata all’interno di un lotto di appartenenza, si presenta isolata, ad eccezione della parte posteriore che confina con la casa parrocchiale. L’impianto, con asse che va da sud-est a nord-ovest, è a navata unica con una cappella per lato e terminazione triconca, consistente in uno pseudo transetto con testate interamente ricurve e profondo coro absidato. In quest’ultimo ambiente, rialzato di un gradino, è collocata, in posizione isolata, la mensa dell’altare maggiore; ai lati due porte simmetriche immettono rispettivamente, a destra, in un piccolo vano accessorio e, a sinistra, in un disimpegno, dal quale si accede al campanile, alla sacrestia e alla retrostante canonica. Le pareti dell’aula sono articolate da un ordine tuscanico su paraste, in peperino, che scandiscono le superfici intonacate di bianco in quattro parti di differente ampiezza, di cui la quarta inquadrante, in entrambi lati, l’arco di accesso alle cappelle. Al di sopra della trabeazione, si erge un breve attico. L’aula è coperta da una volta a botte ripartita da sottarchi in corrispondenza delle paraste, mentre il transetto da una calotta a profilo parabolico e lo spazio del coro da un semicatino absidale. L’interno è illuminato dalla finestra rettangolare della controfacciata e lateralmente da due finestre ugualmente rettangolari nelle pareti curve del transetto. Le cappelle laterali, emergenti dal perimetro della navata e prive di finestre, hanno pianta rettangolare e sono coperte da volte a botte; nella parete di fondo ospitano un altare rialzato di un gradino. Due accessi minori simmetrici si aprono ai lati dell’aula, mentre l’ingresso principale è filtrato da una bussola lignea addossata alla controfacciata. La facciata è del tipo a edicola, a due ordini a fasce sovrapposti, raccordati da volute, e conclusa da un timpano curvo. Si presenta realizzata a cortina di mattoni e in parte con membrature in peperino, tranne che nei fondi del primo ordine e del timpano curvo che sono intonacati di bianco. La parte inferiore, tripartita, ospita nel campo centrale il portale d’ingresso, in peperino, sormontato da timpano triangolare, mentre in quelli laterali nicchie in cortina; la parte superiore è interamente realizzata nelle fasce e nei fondi a cortina edilizia ed è caratterizzata dalla presenza di una finestra sovrastata da uno stemma. Lateralmente alle volute di raccordo tra i due ordini, su un piano leggermente arretrato, sono visibili il volume della navata e gli spioventi inclinati del tetto. I prospetti laterali presentano una duplice intelaiatura, in peperino e in mattoni, su fondi in parte intonacati e in parte in cortina laterizia. Il campanile a pianta quadrata si compone di tre livelli; quello inferiore interamente in peperino e illuminato da tre feritoie su un lato, quello intermedio che s’innalza al di sopra del tetto della chiesa è caratterizzato da un’articolazione a fasce in peperino e in mattoni su fondi intonacati uguale a quella dei prospetti laterali ed è illuminato da tre feritoie per lato. L’ultimo livello interamente in mattoni, relativo alla cella campanaria, è a pianta ottagonale con una monofora per lato. La struttura a torre è conclusa da cupolino a padiglione.

Architetto/progettista/artista

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