Fin
dall’epoca della fondazione la storia della chiesa di Santa Maria Nuova è
legata a quella della città. Nel 1558 vi sono unite le parrocchie di San
Silvestro, San Pietro dell’Olmo e San Vito tra le quali era diviso un abitato
di poche centinaia di case. Pochi anni dopo, nel 1567, il vescovo Gambara
istituisce l’arcidiaconato nella cattedrale - secondo i dettami del Concilio di
Trento – sopprimendo le parrocchie di Santa Maria Nuova, San Matteo e Santo
Stefano. Numerosi interventi di ristrutturazione e adeguamento giungono fino al
1906 quando iniziano i restauri che riportano Santa Maria Nuova all’antico
splendore.
Bibl.: D. Sansoni, La chiesa di S. Maria
Nuova in Viterbo, Viterbo, Agnesotti, 1914; T. Egidi, La chiesa di S. Maria Nuova in Viterbo, In: “La Rosa, Strenna
viterbese”, 1885, p. 54; G. Signorelli, Viterbo
nella storia della Chiesa, Vol. I, Viterbo, Cionfi, 1907; vol. II. Parte
II, Viterbo, Unione, 1940.
Architettura
La chiesa a Viterbo è situata nel quartiere di San Pellegrino, che costituisce la parte medievale del centro storico della città.
L’edificio, collocato all’angolo di un isolato, si affaccia su via Baciadonne e, con il fianco sinistro, in parte sulla piazza di S. Maria Nuova e in parte sulla via omonima.
L’organismo, a pianta basilicale triabsidata, è disposto con asse che va da sud-est a nord-ovest. L’accesso avviene tramite due ingressi: uno posto nel prospetto principale, preceduto da tre gradini, e dotato di una bussola lignea, ed uno laterale, preceduto da un solo gradino sul quale è stata posta una rampa in laminato.
Le navate sono suddivise da un colonnato composto in entrambi i lati da sei colonne e due semi-colonne alle estremità, che sorreggono archi a tutto sesto, a doppia ghiera, poggianti su capitelli di forme diverse.
Il presbiterio si protende nella navata sino alla prima coppia di colonne ed è rialzato di un gradino. L’altare maggiore è collocato al centro dell’abside.
Ai lati del presbiterio è visibile l’imbocco delle due rampe di scale che costituivano l’antico accesso alla cripta, la cui pianta segue la forma dell’abside, e alla quale oggi si accede tramite un ingresso collocato nel prospetto posteriore della chiesa.
Entro nicchie a fondo piano, costituite da arcate a tutto sesto formate nello spessore murario, sono ricavate due cappelle per parte lungo le navate laterali; mentre altri altari secondari sono collocati nelle due absidi minori.
Le fronti interne si presentano in muratura a vista.
Tre finestre arcuate per lato e una in facciata compongono il finestrato della navata centrale; mentre le navate laterali sono caratterizzate da tre strette monofore in entrambi i lati, oltre ad essere illuminate da una finestra che vi corrisponde in facciata. Singole monofore si aprono infine in asse a ciascuna delle tre absidi.
La chiesa è coperta da un tetto a due falde su capriate nella navata centrale e da tetti ad unico spiovente nelle laterali. Ma nei muri soprelevati della navata centrale, nella controfacciata e nelle pareti delle navatelle si leggono ancora le tracce delle volte che coprivano la chiesa sino all’inizio del XX secolo.
La facciata, realizzata in conci di peperino, è a salienti, priva di articolazioni e caratterizzata soltanto da una semplice cornice lungo gli spioventi laterali e il timpano centrale. Ha al centro il portale, rettangolare, ornato di due piccole semicolonne e sormontato da una lunetta semicircolare al cui interno vi sono lacerti di affresco.
Due monofore strombate corrispondono alle navate laterali, mentre una finestra arcuata è collocata in asse, poco al di sotto del timpano. In angolo tra la facciata e il fianco sulla piazza è presente un pulpito in peperino, sostenuto da una colonnina.
Sul prospetto laterale, nell’estremità destra verso la facciata, si apre l’accesso secondario, rettangolare, inquadrato da due semi-colonne a sostegno della lunetta superiore decorata da un affresco scarsamente conservato.