Chiesa di San Marco Evangelista

Edificio di culto

  • Viterbo (VT)
  • Chiesa di San Marco Evangelista
  • Chiesa di San Marco Evangelista
  • Viterbo, S. Marco, affresco
  • Viterbo, S. Marco, dipinto

Presentazione

La chiesa di S. Marco è citata già nel 1191, anno in cui è enumerata tra le chiese filiali dell’Abbazia di S. Salvatore al Monte Amiata. Viene consacrata nel 1198 da papa Innocenzo III, ed è elencata tra le chiese minori della Città ancora nel 1236. La contrada di S. Marco - che intorno all’XI secolo si estendeva fin oltre la Porta di Sonza - già nei primi anni del XIII secolo risulta abitata da pecorai e da bifolchi, e la chiesa - il cui possesso nel 1210 è confermato da Ottone IV al Monastero del Monte Amiata - ne è il centro sociale e religioso. Il territorio non è esente dalla riforma urbanistica messa in atto nel 1251 che porta la contrada di S. Marco ad essere inclusa nella Porta di S. Matteo. Maggiori informazioni sulle vicende che la hanno riguardato la chiesa si hanno nel 1520 quando l’edificio sembra subire un sostanzioso restauro. In questi anni nella chiesa si fanno sentire gli impulsi favorevoli portati da alcune corporazioni di arti e professioni presenti nella Città: nel 1526 vi si riunisce l’Arte dei Bifolchi e alla fine del secolo al preposto di S. Marco si dice appartenere la chiesa di S. Maria delle Rose gestita dall’Arte degli Osti; queste associazioni corrispondono al preposto di S. Marco rendite e profitti annui in occasione delle principali ricorrenze e della festività dell’evangelista. Nel 1612 S. Marco è citata come parrocchia, resterà di proprietà del monastero del Monte Amiata fino al 1653 quando, anche su di lei, si faranno sentire le conseguenze della cosiddetta “Soppressione innocenziana”. La riforma - voluta da papa Innocenzo X Pamphili - sopprime i conventi con scarse rendite e con meno di quattro sacerdoti e due laici residenti. S. Marco, pur avendo il solo rettore, viene sottoposta agli effetti giuridici della bolla relativamente alla sola nomina del rettore. Da tempo infatti la chiesa è una parrocchia come tutte le altre e con i medesimi obblighi e ciò la risparmia dalla soppressione lasciando però all’abate di S. Salvatore al Monte Amiata il diritto di nominare il parroco. S. Marco resta in possesso del Monastero amiatino fino al 1782 quando - per volontà di Pietro Leopoldo, granduca di Toscana - l’Abbazia viene soppressa e S. Marco passa sotto l’amministrazione del Clero viterbese. La chiesa resta parrocchia fino al 1829, quando la cura delle anime del territorio di sua competenza viene temporaneamente divisa tra le vicine parrocchie di S. Maria in Poggio e S. Luca, per tornare poi in S. Marco. Al secolo scorso risalgono diversi interventi di restauro, il primo dei quali avviato intorno al 1908, il secondo realizzato a seguito dei bombardamenti del 1944 ed un ultimo intervento terminato intorno al 1960; i restauri restituiscono alla chiesa l’aspetto che ancora oggi possiamo ammirare.

Architettura
La chiesa di San Marco sorge all’interno delle mura cittadine e si integra con il tessuto medievale del centro storico; la facciata si erge su piazza Giuseppe Verdi, il prospetto sinistro e parte del retro danno su via San Marco, mentre la restante parte del retro e il lato destro confinano con un cortile privato e con edifici residenziali. L’impianto, ad aula unica e terminazione absidata, ha un asse nord-ovest/sud-est, ma è caratterizzato da una rotazione verso sinistra della sua porzione finale, denunciata dall’inclinazione di un tratto della parete di destra, così come da quella della parete di fondo. Si accede in chiesa dall’unico ingresso posto in facciata, preceduto da otto gradini e seguito da una bussola lignea. L’area presbiteriale, ampia quanto l’aula e rialzata di un gradino, ospita al centro la mensa, mentre le sedute mobili sono addossate alla parete di fondo e rialzate su di una pedana lignea; nella parete di destra si trova la porta di accesso alla sacrestia. L’abside è affrescata, mentre le pareti dell’aula, in conci di peperino a vista, sono articolate da due coppie di piccole nicchie differenti tra loro. Le prime due si fronteggiano in prossimità dell’ingresso e hanno forma semicircolare, mentre le altre due poco prima del presbiterio hanno pianta rettangolare: a destra ospitano i confessionali e a sinistra un piccolo altare; queste ultime sono rialzate di un gradino e hanno copertura piana. La chiesa è illuminata da tre finestre rettangolari per lato e una piccola finestra circolare in controfacciata; l’aula è coperta da un tetto a due falde a doppia orditura su capriate. La facciata, con antistante gradinata piramidale, è a capanna; al centro si apre il portale rettangolare con cornice in peperino e, superiormente, una finestra circolare in asse. Sul prospetto laterale si leggono tracce di porte murate, mentre sulla parte visibile del retro si trova un’edicola con all’interno un affresco. Al di sopra del tetto, sul retro della chiesa, s’innalza un campaniletto a vela.

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