Presentazione
La Cattedrale di San Lorenzo, la più antica chiesa eretta a Viterbo
e dedicata al Santo Martire, si vuole sorta sulle rovine di un tempio d’Ercole.
Della pieve si ha memoria già dal 775, mentre di una chiesa di San Lorenzo si
ha la prima menzione nell’805. Nel IX secolo Viterbo, sebbene sottoposta al
vescovo di Tuscania, era capoluogo di un distretto civile di importanza pari a
quello della sede vescovile. Intorno al 1167, l’imperatore Federico I,
giungendo a Viterbo, (si dice) assegnò alla città il vessillo imperiale e la
cattedra vescovile, che però venne istituita soltanto nel 1192. Con
l’istituzione della cattedra vescovile la diocesi di Viterbo fu unita a quelle
di Tuscania, Bieda e Centocelle. Dal 1261 e per circa venti anni, straordinari
avvenimenti segnarono la vita della città; papi e Conclavi si succedettero a
ravvivare la sua tranquillità, i sovrani la fecero meta di sempre più frequenti
soggiorni, i luminari della Chiesa la fecero sede dei loro convegni. Dopo
Alessandro IV furono eletti a Viterbo Urbano IV (1261-64) e Clemente IV
(1265-68), Gregorio X (1271, proclamato nel 1272 che restò al soglio pontificio
fino al 1276) e Adriano V (1276), Giovanni XXI (1276) e Niccolò III (1277). A
causa delle turbolenze che in questi anni videro schierati i viterbesi contro
gli Orsini, la città fu interdetta ed il papa Martino IV, pur essendo eletto a
Viterbo, venne incoronato ad Orvieto (1281).
Nel 1369 papa Urbano V eleverà
Montefiascone a sede vescovile; la nuova diocesi si formerà a scapito di quelle
vicine di Bagnorea, Castro e Viterbo. Gli anni successivi furono
caratterizzati dall’opera diplomatica dei vescovi che escogitano un piano
completo di riforma della circoscrizione ecclesiastica e apportano
miglioramenti alla cattedrale ai quali si aggiungono i privilegi concessi dai
pontefici. Nel 1824 Civitavecchia si stacca da Viterbo e, nel 1854, viene unita
a Tarquinia, nel 1862 la diocesi perde ancora Montalto ma acquista Canepina Nel
1986 S. Lorenzo diverrà la cattedrale della nuova Diocesi che comprenderà le
antiche sedi di Tuscania, Acquapendente-Castro, Bagnoregio e Montefiascone.
Architettura
La chiesa è ubicata sul colle più alto della città e prospetta su un’ampia piazza. Confina a sinistra con il Museo Diocesano e a destra con il palazzo vescovile, mentre il retro affaccia sui giardini dello stesso palazzo. L’ organismo, a pianta basilicale a tre navate, con transetto non emergente e terminazione triabsidata, è disposto secondo l’asse est-ovest. Lungo i fianchi sono presenti cappelle laterali, molte delle quali obliterate, essendo chiuse da muri di tamponamento a seguito di un restauro di ripristino. Per lo stesso motivo, anche l’abside maggiore cela alle sue spalle un profondo coro absidato.
L’ accesso avviene tramite tre ingressi in facciata, un quarto alla fine della navata di destra comunicante con la residenza vescovile, e un quinto sul lato opposto che collega con gli ambienti del museo. Gli ingressi anteriori sono dotati di bussola lignea.
Le navate sono divise da undici arcate a tutto sesto a doppia ghiera, su capitelli di varie forme che sovrastano colonne monolitiche in peperino; al di sopra delle arcate corre lungo tutta la navata una cornice su mensole, anch’essa in peperino. A metà della navata laterale sinistra si apre l’accesso che, attraverso un piccolo corridoio, conduce alla sagrestia. Le pareti delle navate laterali sono scandite da cinque arcate a tutto sesto, gran parte delle quali tamponate. Nella navata di sinistra, infatti, solo le ultime due arcate introducono in cappelle a pianta rettangolare: la prima con copertura a padiglione, la seconda, meno profonda, voltata a botte. Sul lato opposto, invece, in corrispondenza della penultima arcata si apre la cappella dedicata ai Santi Valentino e Ilario. Sulla stessa navata, in prossimità dell’ingresso, si apre anche una piccola porta, delimitata da un cancello in ferro, che conduce ad un ambiente a pianta quadrata.
Il transetto comunica con le navate attraverso arcate a tutto sesto; il suo spazio è soprelevato di un gradino e nell’area centrale ospita il presbiterio. Nell’abside centrale, fra gli stalli, si aprono due porte lignee che conducono al retrostante coro cinquecentesco. L’altare ligneo è isolato e rialzato da due gradini.
Organi lignei posizionati a metà altezza decorano il transetto in corrispondenza delle testate delle navate laterali.
Le fronti interne sono in muratura in conci di peperino a vista. Nel cleristorio cinque finestre arcuate per lato e un grande oculo in facciata illuminano la navata centrale; mentre le navate laterali ricevono luce da oculi minori, anch’essi aperti in facciata. Le tre absidi terminali sono caratterizzate da monofore in asse; nella parete al di sopra le piccole absidi laterali sono inoltre presenti due monofore.
La chiesa è coperta da tetti a vista su capriate nella navata centrale e nel transetto e da tetti ad unico spiovente nelle navate laterali.
La facciata, in peperino, è del tipo a edicola, a due ordini sovrapposti. Paraste con capitelli tuscanici tripartiscono il livello inferiore; mentre il superiore, innalzato per la sola parte centrale, è caratterizzato da paraste con capitelli ionici e coronato da un timpano triangolare. I due livelli sono raccordati da volute.
Al centro si apre il portale ornato da un frontespizio su colonne in marmo e timpano curvo. Due portali minori, con frontespizi a timpano triangolare, si aprono lateralmente, sormontati da piccoli oculi. La parte superiore ospita al centro il grande oculo.
Il prospetto laterale di destra è in conci di peperino a vista e corrisponde in basso al volume delle cappelle laterali e in alto alla parete esterna del cleristorio forata dalle finestre. Il campanile si eleva distanziato dalla facciata ma in linea con essa; intermedio è l’accesso al Museo Diocesano.