Ex-chiesa di San Matteo in Sonsa

Edificio di culto

  • Viterbo (VT)
  • S. Matteo in Sonsa

Presentazione

La prima menzione della chiesa di S. Matteo si ha nel XII secolo e nel 1236 è citata già tra le chiese collegiate della Città. Per la posizione che occupa all’interno delle mura civiche, le sue campane divengono presto il segnale per chiamare i cittadini alle adunanze del Consiglio. Nei confronti della chiesa non tardano ad arrivare le testimonianze del favore accordato dai vescovi e dai pontefici; prima fra tutte l’indulgenza concessa dal vescovo Pietro nel 1289. In quegli anni l’intitolazione della canonica era già quella dei SS. Gemini e Matteo poiché la chiesa di S. Gemini a Ferento era da tempo soggetta a quella di S. Matteo. Ancora nella prima metà del 1300 la collegiata conta ben sette canonici e rendite soddisfacenti. Alla metà del XV secolo S. Matteo dichiara ancora entrate considerevoli, ma sembra ormai spoglia di altari; il Comune contribuisce per la campana il cui suono serve soltanto per i segnali nel quartiere che dalla chiesa prende il nome. Con il XVI secolo S. Matteo sembra versare in cattive condizioni, a risanarla interviene l’Arte dei Calzolai che, nel 1521, contribuisce al restauro e all’ornamento della Sacrestia e pochi anni dopo, nel 1550, ai nuovi lavori di restauro dell’edificio viene destinato il ricavato della vendita di alcuni oggetti d’argento. A quest’epoca S. Matteo è affidata all’Arte dei Mercanti. Il territorio di sua competenza non è esente all’azione diplomatica del vescovo Gualterio che nel 1558 la unisce a S. Maria in Poggio, né dall’intervento di papa Pio V che nel 1567 ne stabilisce la soppressione come collegiata. Secondo le disposizioni, le rendite di S. Matteo sarebbero rimaste a profitto del Capitolo della collegiata ma i pochi canonici che vi prestavano servizio, una volta pensionati, sarebbero stati sostituiti da un canonico della cattedrale. Nel 1571 la chiesa di S. Matteo con l’annessa canonica e l’orto è offerta dal vescovo Gambara come locale da adibire a sede del nascente Ospedale Maggiore “fondato dalla riunione di quello di S. Sisto o della Misericordia e vari ospizi retti da arti e compagnie collocati qua e là nel centro della Città …”. L’offerta però non viene accettata preferendo come sede del nuovo ospedale l’antico convento di S. Spirito in Faul. Nel 1622 il territorio della parrocchia di S. Matteo conta ancora 761 abitanti, ma nel 1668 la chiesa, ormai fatiscente, viene chiusa al culto e la cura delle anime della sua parrocchia è definitivamente affidata ai Ministri degli infermi in S. Maria in Poggio. S. Matteo resterà aperta ai fedeli ed amministrata dall’Arte degli Speziali fino al 1744 e sarà chiusa definitivamente nel 1870. Negli ultimi anni l’edificio sconsacrato è stato destinato ad abitazione privata, a sala cinematografica ed oggi nuovamente privato.

G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, vol. I, Viterbo, Cionfi, 1907; vol. II, parte I, Viterbo, Unione, 1938;  vol. II, parte II, Viterbo, Unione, 1940;vol. III, parte I, Viterbo, Quatrini 1964; M. Galeotti, L’illustrissima città di Viterbo, Viterbo, 2002.

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