Chiesa di Santa Maria Assunta

Edificio di culto

  • Sora (FR)
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Presentazione

La cattedrale di Sora sorge alle pendici del colle di San Casto, sopra i resti di un tempio pagano, su un’area (24x36 m) coincidente con il podio dell’antico edificio e con il perimetro attuale. La chiesa paleocristiana, come documentato dai restauri avvenuti nel 1917, risultava arretrata rispetto all’ingresso del tempio originario, e presentava una pianta di tipo basilicale a tre navate con coperture lignee. La facciata a timpano era caratterizzata da un portale centrale e due laterali di minori dimensioni coronati da archi a tutto sesto. Dalla fine del V secolo all’XI le notizie sono frammentarie. Dopo la distruzione della città e delle sue chiese nel corso di un’invasione normanna, nel 1100 la chiesa madre fu ricostruita, ampliata e dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta in Cielo, come è ricordato da un’epigrafe posta sull’architrave e sugli stipiti del portale di ingresso. La cattedrale, a seguito di ulteriori lavori di completamento, fu riconsacrata ufficialmente da papa Adriano IV (1154-1159) il 9 ottobre 1155: l’edificio era stato allungato di 8 metri e completato con due monofore in facciata e due nelle navate. L’anno seguente, una nuova distruzione, causata dalle lotte tra baronie locali, ridusse la chiesa in uno stato di totale abbandono fino all’inizio del XIII secolo, quando il conte di Sora, fratello di papa Lucio III (1181-1185), ne ordinò la ricostruzione. Nel 1229 la chiesa fu nuovamente distrutta da Federico II, il quale dispose, in punto di morte, di ricostruire la città e la cattedrale. La ricostruzione, che conferì alla cattedrale l’attuale aspetto gotico, proseguì per circa cinquanta anni, protraendosi fino alla fine del XIII secolo. Della chiesa, così rinnovata, non si hanno ulteriori notizie fino all’inizio del XVII secolo, quando in occasione della visita pastorale del 1618 il vescovo Girolamo Giovannelli (1609-1632) ne fornì una dettagliata descrizione: una chiesa a tre navate concluse da tre cappelle; la navata centrale raccoglieva la luce da un rosone posto al di sopra dell’ingresso principale, mentre le navate laterali erano caratterizzate da finestre poste alle due estremità. La fatiscenza dell’edifico, già lamentata nel 1592 dal vescovo Marco Antonio Salomone (1591-1608) e ulteriormente evidenziata dalla visita di Giovannelli, spinse i vescovi della prima metà del XVII secolo a nuovi interventi. In particolare, nella navata centrale fu realizzato un soffitto cassettonato, furono aperte nuove finestre e le navate laterali furono coperte con volte a vela dipinte. Tra il Settecento e l’Ottocento furono realizzati ulteriori ampliamenti: nel 1734, con il vescovo Gabriele De Marchis (1718-1734), la chiesa fu ulteriormente incrementata in lunghezza fino a raggiungere il perimetro attuale. Gli interventi riguardarono inoltre l’ampliamento del fronte principale destro per la realizzazione del coro d’inverno e di un battistero sul lato sinistro, attualmente destinato a ufficio parrocchiale, e l’apertura di un portale monumentale nel lato meridionale. Il terremoto del 13 gennaio del 1915 e l’incendio dell’anno successivo distrussero buona parte della cattedrale e andarono perduti il pulpito, la cattedra, il coro e l’altare maggiore; da allora fino al 1961 la chiesa fu oggetto di numerosi restauri, condotti dall’ingegner Paolo Cassinis, che ripristinarono nella cattedrale l’impianto gotico cistercense. Tra il 1975 e il 1978 l’architetto Roberto Marta svolse ulteriori indagini archeologiche, alle quali seguirono interventi di restauro. Fra il 2001 e il 2007 l’edificio è stato oggetto di ulteriori interventi di restauro e consolidamento statico che hanno interessato il torrione, il campanile, l’avancorpo, la cappella feriale e la cripta, la sistemazione della cappella del Purgatorio e del sepolcreto sottostante, oltre ai lavori di restauro e consolidamento dell’area presbiterale.

Architetto/progettista/artista

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